Città di Nichelino - portale istituzionale

Tra le due guerre

Estratti dalla raccolta: Quattro passi per Nichelino – Tra le due guerre

Le “Persone” che emergono da questo panorama storico….quelle di un passato che ora ricordiamo e raccontiamo, ma anche quelle persone (e le loro famiglie) che oggi ci mettono a disposizione i preziosi “Ricordi” e, perché no, le loro curiose “Emozioni”, persone che hanno avuto ed hanno la volontà di testimoniare, con orgoglio e senso di appartenenza, la loro cultura di origine e le importanti e variegate tradizioni, il valore identitario e creativo di esse….quindi la loro “Storia”!

A cura di:

Contenuti: Ufficio Turismo e Grandi Eventi – Città di Nichelino

Progetto grafico e stampa: Centro stampa – Città di Nichelino

Impaginazione web: Centro elaborazione dati – Città di Nichelino

Un ringraziamento particolare al dott. Pierbartolo Piovano  per il lavoro di “miglioramento” senza la quale  questa pubblicazione non sarebbe stata possibile

L’importante è andare, non importa dove

L’autobus…di Lucia Alloatti Ferroglio

Il filobus era l’unico mezzo di trasporto per recarsi a Torino. Ma dobbiamo parlare prima dell’autobus a benzina che faceva una corsa ogni ora: Piazza del Municipio – Piazza Bengasi.
Prezzo del biglietto lire 2, andata e ritorno, cumulativo col tram n. 7 fino a Porta Palazzo.
In Piazza del Municipio si poteva aspettare l’arrivo dell’Autobus sotto i portici dove c’erano due panche.
Dopo venne il filobus, più capiente perché c’era più gente che andava a lavorare in fabbrica (benchè tanti andassero ancora a piedi perchè il biglietto era troppo caro). Le corse furono intensificate portandole ad una ogni mezz’ora e ci fu la possibilità di fare l’abbonamento mensile. Quando faceva freddo e c’era brina o neve le aste non ricevevano più la corrente e il più delle volte si doveva scendere e proseguire a piedi.

 

LA STAZIONE di Lucia Alloatti Ferroglio

La linea ferroviaria che da Torino porta a Pinerolo, lungo la quale si trova Nichelino, venne costruita nel 1854 e in seguito promulgata sino a Torre Pellice. Il passaggio a livello era costituito non da sbarre automatiche, ma da cancelli che dovevano essere chiusi a mano da una persona appositamente incaricata. Si trattava del sig. Limone che abitava con la famiglia nell’attuale via Gozzano, vicino al campo sportivo. Ad ogni passaggio di treno veniva alla stazione a chiudere e riaprire i cancelli.
Il capo stazione dava i biglietti, con i quali solamente era ammesso accedere alla stazione attraverso un cancelletto che veniva aperto nell’orario dei treni. “Sono diversi i capi stazione che ricordo: dal sig. Rambelli fino al sig. Poggi. Chi ricordo con maggior simpatia è il sig. Ghiara: in cambio di qualche commissione regalava a noi bambini il Corriere dei Piccoli che lui riceveva in omaggio insieme alla Stampa. Con lui viveva la vecchia madre che portava sempre vestiti lunghi con il bordino arricciato attorno al collo e con un ciondolo a cammeo. Noi bambini che abitavamo vicino alla stazione andavamo sovente ad arrampicarci sulla scarpata che costeggiava la ferrovia. Attaccati alla cancellata con la testa infilata tra i listelli guardavamo la grande macchina a vapore, che tutti chiamavamo “il bufalo” mentre faceva le manovre per agganciare o sganciare i vagoni.
Spesso alla stazione si scaricavano dei vitelli, che venivano fatti proseguire a piedi in via Torino fino alla destinazione, costituita il più delle volte dalle macellerie. Ricordo i macellai (Montaldo, Rasetto, Ussello) con i loro camioncini a righe bianche e rosse o bianche e blu. Si scaricavano pure i cavalli, perchè a Nichelino c’erano anche dei commercianti in questo settore.
I vagoni che partivano da Nichelino erano per lo più carichi dei vetri e della latta che il sig. Massola (più conosciuto per “Fatôr”) e suo figlio comperavano dagli “amnisè. Un altro personaggio lavorava alla stazione: il sig. Casalegno. Faceva il sarto e il barbiere; il mattino e la sera portava la posta in partenza e ritirava quella in arrivo: aveva sulla bicicletta un portapacchi su cui metteva un sacco iuta a righe rosse che aveva prelevato dall’ufficio postale (situato al piano terreno del Palazzo Comunale sulla destra). C’era il treno delle 5 per Torino che serviva da sveglia al nonno per andare a mungere le mucche, quello delle 6,18 portava gli operai e gli impiegati pendolari che a quell’ora incominciavano ad affluire alle fabbriche della città. Da quello delle 8, che arrivava da Pinerolo, è scesa per tanti anni la maestra Raimondi, insegnante a Nichelino. Tutti la conoscevano e quando la vedevano passare tutti sapevano che ora fosse.
Nel 1940 il traffico ferroviario si fece più intenso e purtroppo di altro genere: ai primi di giugno transitarono dalla stazione di Nichelino tante “tradotte” cariche di cannoni, mitraglie e soldati. Salutavano agitando le braccia e noi bambini ricambiavamo con tanti ciao e arrivederci. Il 10 giugno scoppiò la guerra contro la Francia. Due giorni dopo transitavano in senso opposto i treni ospedale che non dimenticherò mai: vetture con grandi croci rosse sulle fiancate, dai finestrini si potevano intravedere cuccette su cui erano distesi i feriti. Le donne e alcuni uomini piangevano.
Noi bambini facevamo ancora ciao, ma nessuno ci rispondeva.
La guerrà provocò conseguenze anche sui mezzi di trasporto. I bombardamenti sulla città impedivano spesso ai tram e ai filobus di rispettare gli orari; l’unica solizione rimaneva il treno.
Ma esso arrivava già pieno e ci si doveva adattare a stare pigiati nei carri bestiame che in quel periodo venivano aggiunti alle poche carrozze: molta gente infatti era sfollata in campagna da Torino dove tuttavia continuava a recarsi ogni giorno per lavorare.

Maschere di celluloide

Il Cine di Giovanni Sola

A Nichelino esisteva un cinematografo, di proprietà del sig. Bogiatto, in piazza Barile. L’addetto alla proiezione era il sig. Mario Sola che abitava di fronte. Era un locale piccolo e non sempre pieno. Era composta da platea e galleria. Sovente la pellicola si spezzava e allora si sentivano fischi e urla. Ma era apprezzato ugualmente. Negli intervalli un inserviente passava per vendere le caramelle. Il “Cine” rappresentava un’altro luogo dove conoscersi, farsi il fidanzato.

 

NICHELINO E CINEMA di C.G.R.

Il 1900 è stato il secolo definito di innovazione, molte cose sono nate e proprio con questo secolo inizia il cinema torinese.

Esso, dopo un periodo che si definì di conquista, evolse in cinema spettacolo con trame narrate per mezzo di immagini: queste pellicole mute furono girate tra il 1904 e il 1931.

Proprio questo periodo lega Nichelino alla storia del cinema, con l’inizio della nuova attività di Arturo Ambrosio era ai tempi proprietario del rinomato “Ambrosio Film”.

Arturo Ambrosio era ai tempi proprietario del rinomato negozio fotografico in via Santa Teresa a Torino, in cui gli appassionati di fotografia fecero il loro ritrovo.

Il suo inizio nel cinema fu con due documentari, poi nel 1905 intraprese la produzione cinematografica prima nella sua bella villa alla Barriera di Nizza in via Nizza n. 187, impiantando una piattaforma circondata da tende: essa costituì il primo teatro di posa dell’Ambrosio Film poi trasferita nella grande costruzione di via Catania angolo corso Verona.

Mentre gli interni si svolgevano in detti teatri, gli esterni erano girati, oltre che nel giardino della villa, nel castello del Valentino, nei boschi di Stupinigi e sulle rive del Sangone. Questo è il periodo in cui le belle campagne di Nichelino e il corso del Sangone furono protagonisti di molti film della prima cinematografia italiana. Molte altre case di produzione iniziarono la loro attività nel 1707 sia a Torino che in altre città d’Italia, e nel 1915 Torino perse la sua perogativa di capitale della cinematografia a vantaggio di Roma. Con il trascorrere degli anni pur scomparendo i teatri di posa da Torino, molti sono stati ancora i film girati nel territorio di Nichelino; gli ultimi che ci sono pervenuti e di cui si ha documentazione (già a colori e sonori), ove ancora il Sangone ne fu protagonista, sono due film girati nel 1952 tratti dai romanzi di Emilio Salgari che portano il titolo “I misteri della giungla nera” e “La vendetta dei tuchs”.

Questa pagina che ripercorre sinteticamente una pagina di storia cinematografica vuole ricordare le bellezze naturali di Nichelino, le campagne, ma più di tutto le limpide acque del Sangone con le sue “Tampe” (le buche, ossia piccoli laghetti a lato del greto del fiume) ove fiorivano bellissime ninfee, contornate dalla lussureggiante vegetazione delle sue sponde.

Inseguendo la vittoria

Il calcio (tratto da”Nichelino Comunità”)

Attraverso meticolose ricerche condotte dal sig. Livio Mercol (presidente della U.S. Nichelino) si è risaliti al 1927 come anno di inizio delle attività calcistiche. Il sodalizio, nato senza grosse ambizioni per iniziativa del sig. Alessio Francini, intensificò negli anni successivi i propri sforzi sino a presentare nel 1946/47, immediato dopoguerra, ben tre squadre al via nei vari campionati nelle categorie Amatori e in III Categoria.
Del periodo intercorso tra il 1927 e gli anni bui della guerra non si ricorda molto se non il colore delle maglie: nero simbolismo per nulla velato del regime fascista. Le maglie divennero poi giallo-blu colori mantenuti fino ad oggi. Gli “anziani” protagonisti e gli appassionati del tempo ricordano come, nell’immediato dopoguerra, veniva vissuto con spirito più che mai dilettantistico e con buona dose di spartano adattamento alle difficoltà di ogni genere, economiche ed organizzative. I giovani erano coscienti di non poter sperare nella gloria calcistica più o meno lontana per poter tirare avanti la baracca. Per questo spirtito pionieristico, ormai oggi sfumato, molti sono i personaggi che portano ricordi indelebili di quelle esperienze sportive.

 

La “Bici” di Domenico Moia

Nichelino non vanta conderevoli tradizioni di ciclismo, fatta eccezione per un campione che è vissuto nel nostro Comune negli anni ’30 e ’40. Si tratta di Enrico Mollo, corridore di fama internazionale. A suo agio in salita si aggiudicò anche il Giro dei Tre Mari nel 1938 e fu 2° nel Giro d’Italia del 1940 alle spalle del giovane Fausto Coppi. Dopo la pausa bellica, nel 1946 tornò clamorosamente alle corse ed alla ribalta vincendo in solitario due prove importanti come la Tre Valli Varesine ed il Giro dell’Appennino. Professionista dal 1935 al 1948, ha ottenuto 10 vittorie, fra le quali la Coppa Bernocchi nel 1936, il GP Gerbi nel 1946 e fra i migliori piazzamenti il 3° posto al Giro d’Italia nel 1937 e il 4° al Giro di Svizzera nel 1937.

Alla fine del periodo bellico, su iniziativa di un gruppo di appassionati con la collaborazione dei fratelli Porta, noti artigiani e costruttori di biciclette, sorse a Nichelino la prima Società Ciclistica. Regolarmente affiliata ad un ente di promozione sportiva denominata “G.S. Porta Limone” (il comm. Limone fabbricava cerchi per bicicletta in lega leggera) ottenne degli ottimi risultati in campo agonistico. La Società operò per diversi anni, fin verso la metà degli anni ’50 quando la diffusione delle motociclette e delle auto presero il sopravvento.

 

Quel lontano lunedì di pasquetta...di Cino Vercelli

Un tempo i boschi di Stupinigi arrivavano fino ai margini di via XXV Aprile, allora chiamata la “stra” per Môncalè e Stupinis”, (strada per Moncalieri e Stupinigi). In questi boschi di acace, (gasie), verne, roveri e pioppi si raccoglievano funghi, lumache, mughetti ecc… Vivevano inoltre fagiani, lepri, volpi ecc… Essendo questi boschi dell’Ordine Mauriziano la caccia era riservata, ma naturalmente non mancavano i bracconieri.
In fondo a questi boschi sulla riva del Sangone proprio davanti alla tomba della “Bela Rôsin” situata sull’altra sponda a Mirafiori, c’era un enorme pioppeto chiamato dagli abitanti di Nichelino “l’acampament”, dove al lunedi di Pasquetta e per tutta l’estate molte famiglie andavano a fare la “merenda” trovandovi refrigerio.
In quelle occasioni con le mani si faceva una piccola buca nel greto del torrente, ed in questo improvvisato frigo si mettevano al fresco la “côssa” (zucca) con il vino, l’insalata, l’anguria o il melone. Mentre i genitori riposavano all’ombra dei pioppi o giocavano a carte o alle bocce, i giovani facevano il bagno nelle limpide acque del Sangone.
Tra la riva destra e quella sinistra del fiume c’era una “pianca” (passarella) per l’attraversamento del Sangone, tanto provvisoria e approssimativa che il più delle volte si perdeva l’equilibrio e si faceva involontariamente il bagno.

l lunedì della “merenda” all’accampamento c’era tutta Nichelino: con la banda musicale al completo polche e valzer venivano ballati con foga e allegria. Il fresco vinello bevuto senza parsimonia metteva brio e festosità fra la comunità

La società di mutuo soccorso...di Alfredo Merlo

Prima della guerra 1915/1918 era Sindaco il Conte Rasini di Mortigliengo, gli abitanti di Nichelino erano circa 2000: soprattutto contadini, ma con presenza di ogni ceto sociale; gente onesta, operosa intraprendente che seppe organizzarsi in comunità e formare una piccola istituzione chiamata “Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso”.

Questa società si diede un Direttivo con a capo un Presidente, con il dovere di far osservare ai soci le disposizioni preliminari. Si elaborò quindi uno Statuto con l’aiuto di alcuni competenti in materia. Ogni cittadino poteva far parte di questa società purchè fosse di sana e robusta costituzione, esente da ogni malattia cronica, e si rifiutava l’adesione a chi avesse avuto condanne per furto. Ogni socio era munito di un “libretto di ammissione” e poteva partecipare di diritto oltre che ad ogni assemblea, ad ogni altra iniziativa della Società acquisendo anche il diritto di assistenza sanitaria. Le quote mensili erano segnate sul “certificato di ammissione” e variavano in base all’età.

La Società aveva sede in via Torino, di fronte al Palazzo Comunale, ed aveva come contrassegno un piccolo cerchio con dentro due mani che si stringevano in segno di fratellanza. Questa sede, oltre che servire per l’attività sociale e per l’assistenza, serviva anche specialmente alla sera, come punto di ritrovo fra associati, per stare in compagnia davanti ad un buon bicchiere di vino.

Se non erro il primo Presidente fu il signor Coccia, mentre il segretario, che firmava il libretto delle quote mensili, era il signor Panata Ignazio. Questa società si sostenne gagliardamente fino al 1925, pur subendo già qualche difficoltà per lo sviluppo del Partito Fascista. Con il crescere di questo, la Società venne chiusa ad ogni attività e le suppellettili vennero cedute ai soci che in alcuni casi conservano con orgoglio.

Immagini

Tra le guerre - la madunin-a 1949
Tra le guerre - festa sul sangone 1930
Tra le guerre - via stupinigi anni '30
Tra le guerre - autobus 55 - 1930
Tra le guerre - alluvione sangone 1947
Tra le guerre - festa ex combattenti albergo regina 1929
Ultima modifica: 19 Maggio 2021 alle 11:24
Non hai trovato quel che cerchi? Contattaci
torna all'inizio del contenuto