Sotto la giurisdizione della parrocchia di Stupinigi è il santuario di Vico Manino, in aperta campagna a un paio di chilometri dalla Palazzina di Caccia, svoltando a destra dalla strada che porta a Vinovo. Un po' discosta dalla grande cascina omonima, la piccola chiesetta dedicata al nome di Maria Vergine e Madre di Dio svetta in una radura in cui gli unici alberi fanno da corona alla facciata. Il santuario è aperto solo in occasione di particolari celebrazioni, a fine maggio per la ricorrenza della Visitazione della Vergine, e la seconda domenica di settembre quando la statua della Madonna è portata fin qui in processione. È però possibile visitarlo facendo riferimento all'ufficio parrocchiale che può indirizzare a chi ne custodisce le chiavi.
La strada bianca che porta alla chiesa si perde intorno alla cascina, ma in occasione delle celebrazioni, il grande cortile del rustico apre cortesemente i cancelli e si trasforma in parcheggio, consentendo un accesso diretto. Anche solo dall'esterno Vico Marino è un'oasi di pace che merita una visita.
L'interno è affrescato, ma il particolare che più attira l'attenzione è la ricca collezione di ex voto: disegni, acquerelli, tipici portaritratti a cuore in metallo e tante vecchie fotografie. E quanto resta di una devozione ancora assidua che, negli anni, è stata oggetto di vari furti. Le scene ritratte nei quadretti ripropongono episodi di vita agricola con carri ribaltati, persone malate o in pericolo, animali sofferenti e poi frammenti di guerra.
Le origini del santuario sembrano affondare in epoca romana e tra la gente del posto è consueta la denominazione la Madonna del rumanin. Nel Seicento, comunque, il podere di proprietà della comunità di Vinovo e acquistato dall'Ordine dei Santissimi Maurizio e Lazzaro e, poco lontano, viene eretto un pilone votivo con l'effige della Madonna con Bambino Gesù. Intorno a questo cuore crescerà la piccola chiesa che ancor prima di svilupparsi, il 21 gennaio 1807, è stralciata dal legame con Vinovo e unita alla Parrocchia di Stupinigi.
Il primo ampliamento della cappella risale al 1817 quando un morbo colpisce la zona mietendo vittime. Il curato Don Onorato Caire promuove una processione di penitenza al pilone della Madonna, per implorare la liberazione dal male. La grazia è ottenuta e dà il via alla costruzione del Santuario, potenziato e arricchito di particolari architettonici nel corso dei secoli.
Sulla parete della sacrestia una lapide ricorda l'anno di edificazione e il nome del capomastro, Borsaro Pietro Lucanese. Al primo cinquantenario risale l'altare in marmo e, nel 1920 quando si festeggia in ritardo il primo centenario, viene costruita la sacrestia ed è innalzato il campanile. Per i festeggiamenti solenni sono poste le corone d'argento dorato sul capo della Madonna e del Bambino.
Da quel lontano 1817 il corteo di preghiera è tradizione. In origine la processione era a piedi, con la Madonna a spalle. Poi la tecnologia porta al carro con il trattore e, quindi all'uso di un furgoncino. Negli anni Sessanta la processione implica troppi problemi e si opta per una cerimonia "dimezzata", con appuntamento al santuario dove già attende la statua, trasportata in sordina. Solo nel 2002 i fedeli riprendono animo e si torna all'antico, alla sfilata con il carro addobbato e trainato da cavalli. L'appuntamento è alle ore 9,00 davanti alla parrocchia, mentre la celebrazione ha inizio alle ore 10,00. Prima di richiudere la porta alle ore 16,00, si recita il rosario con la benedizione, impartita secondo gli antichi precetti. In occasione della festa di Vico Marino è allestita una mostra di fotografie storiche.
La prima piccola campana in bronzo, donata dalla compagnia delle Figlie di Maria e trafugata in anni recenti come i candelabri e la cornice della pala d'altare, ha come madrina la Regina Margherita di Savoia. Tra il 1926 e il 1927 è realizzato il pavimento in marmo del presbiterio e vengono sostituite le porte laterali, poi lo zoccolo in marmo. Dopo la seconda guerra mondiale, con le offerte dei fedeli sono edificate le due cappelle laterali al presbiterio.