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Gli interni della Palazzina

All’interno della Palazzina non c’è traccia degli ambienti di rappresentanza che sono abituale vanto dei castelli. La residenza venatoria è luogo deputato a uno svago spartano, oltre che uno spazio da cui lasciar fuori le incombenze di corte in contrasto col diletto.

Negli interni della palazzina troviamo pavimenti di poco pregio, perché destinati a essere calpestati da stivali infangati e comunque, a essere in gran parte coperti da tappeti. La caccia è un pretesto, un tema da sviluppare con raffinata maestria, in equilibrio tra cronaca e mitologia. Con i suoi simboli e il suo cerimoniale, domina ogni particolare: dipinti, decori e statue, fino a quelle che ornano la lunga balaustra esterna in marmo, decorata con trofei e vasi in marmo.

Attorno al salone centrale sono disposti gli appartamenti del re e della regina, collegati attraverso due gallerie opposte all’appartamento di levante del duca di Chiablese e all’appartamento di ponente del duca di Savoia (poi di Carlo Felice).

Scuderia Juvarriana

Al centro della sala il cervo, emblema di Stupinigi, è opera dello scultore torinese Francesco Ladatte e risale al 1766. In origine era posizionato sulla cupola della Palazzina ad indicare il carattere venatorio della residenza; fu sostituto da una copia modellata da Riccardo Cordero nel 1992.

Il grande ambiente che lo ospita era in origine adibito a scuderia, per diventare rimessa di carrozze e successivamente spazio espositivo per alcuni membri di casa Savoia e di rami collaterali, da cui il nome di Galleria dei Ritratti. Le architetture sono state restaurate, anche con l’apertura delle finestre del lato verso levante, grazie al sostegno di Regione Piemonte, Ministero dei Beni e Attività Culturali, Fondazione CRT, Fiat, cui si deve anche l’adeguamento impiantistico lungo tutto il percorso museale.

Oggi trovate ad accogliervi i capostipiti di casa Savoia raffigurati nei 12 medaglioni lignei, probabili apparati effimeri utilizzati per le celebrazioni di corte. Sono stati ritrovati nei sotterranei della Palazzina e restituiti al pubblico grazie ad un attento restauro, promosso e sostenuto dalla Consulta per la valorizzazione del patrimonio artistico di Torino.

Antibiblioteca e Biblioteca

L’elegante rivestimento di queste due sale, in legno scolpito e laccato di oro e azzurro, fu ideato da Benedetto Alfieri nella prima metà del Settecento e realizzato dal minusiere Giovanni Battista Ugliengo per il Palazzo Reale di Torino; nel 1843 venne smontato e allestito nel Castello di Moncalieri; nel 1852 con imponente ed intelligente lavoro l’ebanista Gabriele Capello detto il Moncalvo, lo adattò alle pareti della “gran sala di Stato”, che fu divisa in due dalla disposizione delle scansie. Le sovrapporte di Giuseppe Nogari raffigurano le allegorie delle arti e delle scienze. Nelle vetrine della Biblioteca alcuni vasi di arte cinese di esportazione databili nella seconda metà del Settecento.

Galleria di Levante

In questa galleria di collegamento tra l’Appartamento di Levante e la zona centrale sono stati collocati i sei trofei venatori in gesso dorato e dipinto realizzati da Ignazio e Filippo Collino. Queste sculture costituiscono i modelli per gruppi scultorei in marmo grigio di Frabosa posti a coronamento delle balaustre dei padiglioni laterali del corpo centrale della Palazzina di Caccia di Stupinigi.

Sala degli Scudieri

Una delle sale più rappresentative della Palazzina, perchè alle pareti vengono riproposte su tele di Vittorio Amedeo Cignaroli le diverse fasi della caccia al cervo. Da giugno ad ottobre del 2012 la sala è stata oggetto di un impegnativo cantiere di restauro, promosso e sostenuto dalla Consulta della valorizzazione del patrimonio storico artistico di Torino.

Salone Centrale

Salone a pianta elittica posto al centro della croce di Sant’Andrea che compone il corpo centrale della Palazzina ad occupare per intero l’altezza della costruzione, i due piani sono scanditi dalla balconata sinusoidale interamente in legno.

Al centro il monumentale lampadario in bronzo e cristallo risalente al 1773, anno delle nozze tra Maria Teresa di Savoia e il conte Carlo Filippo D’Artois, futuro Carlo X Re di Francia.

La decorazione delle pareti fu affidata da Juvarra ai fratelli Giuseppe e Domenico Valeriani che realizzarono il “Trionfo di Diana” al centro della cupola, le quadrature architettoniche che racchiudono figure monocromo, putti e divinità, e gli intradossi superiori con ninfe a caccia di pavoni e pernici.

Su disegno dello stesso Juvarra, lo scultore Giuseppe Marocco realizzò nel 1734 le 36 ventole in legno laccato e dorato con teste di cervo scolpite. A Giovanni Crivelli fu affidata la realizzazione degli otto paracamini  con soggetti di cacciagione.

Gli Appartamenti Reali

L’appartamento della Regina forma con il salone centrale e l’appartamento del Re il nucleo  juvarriano originario, del quale sono conservati pressochè intatti il progetto architettonico e il pensiero scenografico in rapporto con il giardino e il territorio, così come le superbe decorazioni ad affresco, le boiseries e gli arredi che arricchiscono gli ambienti. Gli appartamenti reali sono disposti lungo i bracci della croce di Sant’Andrea che si aprono dal salone e sono composti rispettivamente da un’anticamera e da una camera da letto di parata, unite tramite salottini e piccole anticamere alle sale di rappresentanza con funzioni di oratorio. Il rigore e il dinamismo dello spazio architettonico si fondono con l’apparato scenografico e con le decorazioni.

Così come accade nel salone centrale, gli appartamenti reali custodiscono il racconto in pittura delle storie di Diana cacciatrice, vestale della castità e della fedeltà.

Nell’appartamento della Regina, l’anticamera presenta la grande volta dipinta ad affresco con il capolavoro del veneto Giovanni Battista Crosato, raffigurante il sacrificio di Ifigenia (1733).

Nella camera da letto seguente, del nizzardo Charles Andrè van Loo, troviamo svolto a soffitto il racconto figurato de Il riposo di Diana dalla caccia.

L’appartamento del Re venne elegantemente provvisto, tra il 1780 e il 1790, di arredi ad opera del noto scultore ed ebanista astigiano Giuseppe Maria Bonzanigo che produsse, su committenza reale, monumentali specchiere in legno dorato policromo, consoles classicheggianti laccate e dorate, divani, paraventi scolpiti e preziose cornici dorate ad inquadrare le tappezzerie di seta.

Atrio di Levante

Sono di Giovanni Battista Bernero le due sculture in marmo raffiguranti Diana e Atteone che, secondo la leggenda, fu trasformato dalla dea in cervo, e dato in pasto ai suoi  stessi cani per averla spiata mentre faceva il bagno; nell’ovale sovrastante la porta il busto di Bacco. Da qui l’accesso all’appartamento di Levante (appartamento del Duca di Chiablese) secondo il cerimoniale di corte. L’appartamento è frutto dell’ampliamento dell’architetto Benedetto Alfieri.

 

 

 

 

Gabinetto con pareti di seta dipinte a fiori

Giovan Pietro Pozzo realizza la bellissima decorazione del soffitto dipinto alla cinese con fiori, stucchi e uccelli, ne sono prova le scritte J.P.P. e 1761 che si possono scorgere sulle rocce affrescate della volta verso il lato parco. Le pareti sono rivestite di seta dipinta a fiori policromi. La specchiera e la relativa console laccata e dorata sono di fattura veneta della metà del Settecento. Il tavolino in radica intarsiato in avorio con applicazioni in bronzo, considerato un gioiello di ebanesteria, e la scrivania con ribalta in legno di rosa e di viola impiallacciata e intarsiata in avorio, sono attribuite a Giuseppe Galletti, succeduto a Pietro Piffetti quale ebanista di corte dal 1777.

 

 

Anticamera

Prima camera del percorso cerimoniale di corte, decorata secondo il gusto Rocaille, ovvero un tipo di decorazione eseguita con rocce, pietre e conchiglie che nasce in Francia nella prima metà del Settecento e si afferma in Italia con il termine Rococò. Le pareti di questa anticamera sono decorate con i cartoni preparatori per arazzi eseguiti per l’arazzeria reale di Torino Demignot da Claudio Beaumont. Sovraporte e paracamino furono realizzati nel 1763 da Christian Wehrlin, mentre la volta è attribuita a Gaetano Perego.

Salotto

Le pareti sono ricoperte da un pregiato lampasso di seta crema tessuta a ghirlande; le sovraporte dipinte con vedute di caccia sono di Vittorio Amedeo Cignaroli. Del Bonzanigo le strutture lignee del sofà, delle sedie e degli sgabelli che compongono il salotto, come pure il ricco tavolo console a sei gambe sul quale è appoggiato un orologio Robert. Alle pareti ritratti a pastello realizzati dallo svizzero Liotard.

Camera da letto

Questo spazio, originariamente pensato con funzioni di sala da pranzo, come testimoniano le decorazioni delle sovraporte di Michele Rapous a fiori e frutti, fu utilizzato dalla Regina Margherita come camera da letto. I mobili qui esposto sono tra i più pregevoli esempi di ebanesteria settecentesca. Di Pietro Piffetti sono il cassettone intarsiato in avorio sotto lo specchio settecentesco, l’inginocchiatoio arricchito con osso di tartaruga e avorio e la parte superiore della scrivania con ribalta dove avorio e madreperla danno corpo alla decorazione che vede Zeus donare a Diana l’impero delle cacce, come spiega il cartiglio inferiore. Di Luigi Prunotto la scrivania ad otto gambe del primo quarto del Settecento, realizzata in ebano e palissandro con intarsi in avorio, presenta suddivisioni regolari che raccontano episodi della vita di due giovani: al centro nel riquadro più grande il loro tenero incontro.

 

Saletta del Pregadio e delle cacce

Di Giovanni Battista Alberoni la volta dipinta a motivi di caccia, le porte, i lambriggi e gli scuri. Particolare la caccia al lupo rappresentata in una delle sovrapporte, opera di Francesco Bolgiè. Alle pareti seta damascata verde di gusto neoclassico. Nello sfondato del muro chiuso da una porta il pregadio realizzato nel 1758 da Pietro Piffetti, su probabile disegno di Benedetto Alfieri, in radica di noce ad intarsi geometrici con applicazioni in bronzo dorato. Completa la sala la bella scrivania a ribalta con alzata a libreria, in bionda radica di noce e intarsi in palissandro.

Altre sale ed ambienti...

Sala del Bonzanigo

Sala intitolata a Giuseppe Bonzanigo, che raccoglie alcune opere di uno dei più importanti mobilieri attivi di Stupinigi; presenta ventole dipinte a grisaille e il grande stipo per la musica dipinto di azzurro e decorato a pastiglia intagliata bianca, che recenti studi però attribuiscono al Bolgiè. Due splendidi candelieri in bronzo dorato e brunito con statuette della Vittoria arricchiscono l’ambiente, così come la cornice sulla specchiera che racchiude il ritratto di Giuseppe Placido conte di Moriana, figlio di Vittorio Amedeo III. Volta di Giovanni Battista Alberoni e sovrapporte di Domenico Olivero.

 

Sala delle Prospettive

Interamente decorata a finte architetture da Giovan Battista Alberoni tra il 1751 ed il 1753. La sala, forse utilizzata per ascoltare la musica, è oggi impreziosita da due tavoli consoles con mense in marmo intagliato con pietre dure del XVIII secolo. Particolare la cassaforte da viaggio realizzata in legno impiallacciato decorato con applicazioni in bronzo.

 

Sale cinesi

Le pareti di questi due gabinetti/salotti sono interamente decorate con papier-peint, carta di riso dipinta a tempera con scene di vita cinese, risalenti alla metà del Settecento. Tali carte erano di gran moda nel XVIII sec. in tutta Europa, e venivano eseguite su ordinazione da laboratori specializzati. Queste in particolare provengono presumibilmente da Londra. Nel primo locale di notevole pregio i quattro tavolini formanti un unico mobiletto, laccato nero con gambe a lira e cineserie rosse e oro sui piani.

Nella seconda stanza sgabelli ricoperti da stoffa in filato d’argento a disegni cinesi, un tavolo finemente intarsiato su cui poggia una raffinata toeletta veneziana in legno laccato e decorato a motivi orientali.

Andito esagonale che dà alla Sala da Pranzo

Gabinetto rococò, impreziosito da fini stucchi e cascatelle di fiori in prossimità delle otto ventoline in ferro battuto e colorato. Da notare dietro la porta l’orologio Trompe l’oeil.

 

Sala da Pranzo

Originariamente adibita a camera da letto per il Duca di Chiablese, come testimoniano le decorazioni a “grisaille” di porte e lambriggi opera di Vittorio Amedeo Rapous e le belle sovrapporte raffiguranti putti e amorini. La Regina Margherita volle qui collocare la sua Sala da Pranzo. Le pareti sono ricoperte da un lampasso violetto della seconda metà del Settecento. Nell’attuale allestimento si propone l’arredo restaurato  di stile neoclassico: particolare la scrivania da viaggio con maniglie laterali per la movimentazione e scomparti segreti al suo interno.

Il divano, con due poltrone e quattro sedie, di gusto Bonzanigo, presenta la stessa tappezzeria delle pareti, ove ritroviamo alcuni pastelli di Liotard con preziose cornici.

Salotto degli Specchi e Gabinetto di Paolina Borghese

Giovan Pietro Pozzo decora nel 1763 il soffitto di questa prima saletta con specchi, a simulare un laghetto ghiacciato; alle pareti seta stampata a mazzi policromi. Sovrapporte, paracamino e lambriggi di Michele Rapous. Lampadario a fiori e uccelli in ceramica e bronzo.

Nella saletta attigua il gabinetto  con la vasca in marmo bianco decorata a bassirilievo con aquila imperiale, voluta da Paolina Borghese durante il soggiorno a Stupinigi. Alle pareti seta dipinta a mano a fiori e uccelli orientali.

 

Sala da Gioco

Questo grande salone rettangolare è affrescato nella volta e nei nicchioni a grottesche da Giovan Pietro Pozzo nel 1765. La decorazione delle pareti, dei lambriggi, delle porte e sovrapporte, è opera di Christian Wehrlin che dipinge a tempera su tela una fauna davvero straordinaria alla maniera cinese. L’arredo è composto dal paravento in stoffa dipinta a scene cinesi della scuola del Bonzanigo, il tavolino da gioco a cinque gambe con piano intarsiato a losanghe e il tavolino con piano a scacchiera. Completano l’ambiente il salotto con divano settecentesco a otto gambe a biscia, due poltrone con arazzo, elementi di arredo di gusto cinese e tre lampadari  in cristallo.

 

Andito di passaggio

Questo piccolo ambiente fu aggiunto come ampliamento dell’appartamento all’inizio dell’Ottocento, per offrire un comodo disimpegno alle sale di rappresentanza. Trovano collocazione qui due eccezionali pezzi di ebanesteria. Uno stipo intarsiato di fattura torinese degli anni ’70 del Settecento, un altro stipo di fattura lombarda attribuito a Giuseppe Maggiolini.

Alle pareti le vedute della Palazzina di Caccia di Ignazio Sclopis. Il recente restauro ha scoperto la decorazione delle pareti di stile neoclassico, probabilmente risalente al periodo di residenza di Camillo e Paolina Borghese.

Andito delle Guardarobe

Coppia di mobili guarda-roba tipicamente piemontesi, del XVIII secolo.

Immagini

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Ultima modifica: 4 Giugno 2021 alle 00:10
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