Storia e sviluppo urbano
Estratti dalla raccolta: Quattro passi per Nichelino – Storia e sviluppo urbano
Un affresco cronologico dipinto nei luoghi e nel tempo della nostra Città. Dal 1694 quando Nichelino trova nome e autonomia. E fino al nostro tempo, in un intreccio appassionante tra ieri e oggi, tra passato e presente, Nichelino è considerata tra i TESORI DEL PIEMONTE
A cura di:
Contenuti: Ufficio Turismo e Grandi Eventi – Città di Nichelino
Progetto grafico e stampa: Centro stampa – Città di Nichelino
Impaginazione web: Centro elaborazione dati – Città di Nichelino
Un particolare ringraziamento a Giovanni Villa
Un secolo per due guerre
Il novecento è tristemente caratterizzato, qui come altrove, dall’escalation di fatti che culminano in due guerre mondiali che non danno tregua all’Europa. Nella Nichelino a forte vocazione agricola la vita scorre come cupo riflesso di quanto avviene nel resto d’Italia e, del primo conflitto, non restano molte testimonianze.
Il 15 maggio 1939, quando già incombe la seconda guerra mondiale, Benito Mussolini in visita a Torino attraversa Nichelino. I “sospetti antifascisti” fin dal giorno prima, sono incarcerati a scopo preventivo per due notti. Si avvicina mezzogiorno quando il duce arriva alla zona Crociera, all’incrocio tra via Torino e via XXV Aprile. I drammatici episodi dello scontro mondiale non risparmiano la città. Dominano paura e stenti: bombardamenti, rastrellamenti, eccidi sono all’ordine del giorno, mentre lievitano i fermenti che porteranno anche qui alla Resistenza.
Per non perdere il controllo del territorio i tedeschi istituiscono presidi nella Palazzina di Caccia di Stupinigi e nel castello Segre.
La fine della guerra saluta la nomina a Sindaco di Rodolfo Camandona, cui va la prima fascia tricolore della Nichelino liberata. Nominato dal Comitato di Liberazione Nazionale nel 1945, Camandona resta in carica fino all’estate dello stesso anno. Con lui l’albo del dopoguerra, all’anno 2018, conta 15 sindaci.
Maggio 1945: in un’Italia che saluta la Liberazione e pensa a lasciarsi alle spalle la guerra, Rodolfo Camandona è nominato, dal Comitato di Liberazione Nazionale di cui fa parte, primo sindaco della città di Nichelino. Una carica di transizione e di breve durata, fino all’estate, quando gli succede:
– Gerolamo Bonetto, eletto dal Consiglio Comunale in carica dal 10 novembre 1945 al 13 agosto 1946
– il terzo è Mario Sorbone, dal 15 agosto 1946 al 22 giugno 1951
– il quarto è Angelo Bauducco, dal 23 giugno 1951 al 15 dicembre 1960
– il quinto è Angelo Prato, dal 16 dicembre 1960 al 4 settembre 1970
Resta negli annali come politico “inossidabile” Elio Marchiaro cui va il primato della resistenza in carica, dal 5 settembre 1970 all’ 11 dicembre 1984
Gli succede Luciano Braga, dal 12 dicembre 1984 al 18 settembre 1985
– l’ottavo è Teodoro Crupi, dal 19 settembre 1985 al 15 marzo1987
– nono è Armelio Vitale, dal16 marzo 1987 al 30 ottobre 1989
– il decimo è Bernardino Mussetto, dal 31 ottobre 1989 al 28 ottobre 1992
– undicesimo è Angelino Riggio, dal 26 ottobre 1992 all’aprile del 1995
-il dodicesimo è Pier Bartolo Piovano, dal 23 aprile 1995 a giugno 2004, primo sindaco eletto direttamente dai cittadini, che lascia il posto a
– il tredicesimo, Giuseppe Catizone è in carica per due mandati dal 13 giugno 2004 a fine legislatura e dal 9 giugno fino a fine legislatura, gli succede
– Angelino Riggio alla sua seconda esperienza come sindaco che resta in carica dal 6 giugno 2014 al 30 novembre 2015 (data della mozione di sfiducia che ha posto fine alla legislatura)
– attualmente il sindaco in carica, dal 5 giugno 2016, è Giampietro Tolardo.
Immigrazione e lotte operaie
Archiviata la seconda guerra mondiale, si fa strada il boom economico e, anche se la città non si distingue per le cronache, il suo destino e la sua futura reputazione ne sono fortemente influenzati. Satellite di Torino, il territorio esplode sotto la spinta della massiccia immigrazione attirata dal pianeta sabaudo in cui la Fiat è una potente calamita per chi cerca lavoro.
L’etichetta di “dormitorio operaio” affonda qui le sue radici e la città sarà costretta a confrontarsi con questo marchio fino alla fine del secolo.
Nel corso di 10 anni, dal 1950 al 1960, le statistiche sulla popolazione registrano un incremento significativo e i residenti passano dai 7.257 del 1951 a 14.907 del 1961, ma la vera impennata va dagli anni sessanta ai settanta con 44.837 residenti nel 1971 e il picco nel 1974 quando l’esplosione demografica porta la popolazione alle soglie delle 50.000 persone. L’impegno degli anni a venire è dedicato a dotare il territorio dei servizi necessari per trasformare l’antico paese in moderna cittadina. La richiesta da parte della gente è pressante. Il 12 giugno 1969 operai, studenti e associazioni di inquilini firmano un volantino per sostenere la formazione dei comitati in ogni caseggiato sulla scia dei 16 già costituiti nati per rifiutare gli aumenti degli affitti, sostenere la discussione nelle fabbriche e “formare comitati di lotta per far fronte al potere dei “padroni”.
È la legittimazione di un malcontento destinato a sfociare in una protesta che farà da apripista in tutta Italia.
La battaglia per la casa
Prende corpo a Nichelino la battaglia per la casa che si amplificherà fino a portare all’approvazione degli affitti a equo canone. E’ una polveriera socialmente satura quella che su cui cala la scure degli affitti che lievitano. La richiesta di case è pressante, altrettanto incombente è il potere di chi ne possiede e può minacciare sfratti. Alla fine degli anni sessanta, con una popolazione di 15.000 residenti attivi, Nichelino conta circa 12.000 operai di cui solo 1.700 operativi in una città che offre 380 posti in asilo per 6.000 bambini tra zero e sei anni, doppi turni nelle scuole elementari, nessuna struttura sanitaria rilevante. L’unico legame reale con la città è la casa, che però incide pesantemente sui salari. Il reddito medio oscilla tra 60 e 80 mila lire mensili, mentre l’abitazione ne assorbe da un terzo a metà. Su mutui e affitti dilaga la lotta. In 16 caseggiati si costituiscono i comitati di inquilini che rifiutano l’aumento ai locatori.
L’11 giugno 1969 è convocata, per la prima volta, la Commissione conciliatrice degli affitti a Nichelino e l’Amministrazione Comunale dà avvio a un’inchiesta sullo stato delle pigioni.
Venerdì 13 giugno 1969, alle ore 17.30 viene occupata la sala del Consiglio del Municipio cittadino e gli “insorti” tengono il presidio per 13 giorni. Il “colpo di mano”, indetto dal movimento studentesco e dai rappresentanti locali del Partito Comunista, mira a ottenere il blocco degli affitti. Una scintilla che si propaga nel Paese fino allo sciopero del 3 luglio a Torino (primo caso in Italia di sciopero per la casa).
Il corteo invade corso Traiano a Torino, sfocia in tafferugli e disordini, scontri tra proletari e polizia, ma spinge il governo a intervenire decretando l’equo canone. A Nichelino, intanto, il Comune annuncia la costituzione di un servizio di assistenza gratuito agli inquilini e s’impegna a realizzare abitazioni popolari.