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30/11 – La Città di Nichelino ricorda le vittime del 30 novembre 1942

Il 30 novembre è la ricorrenza di un tragico evento della storia nichelinese: per ricordarne le vittime, l’Amministrazione comunale porrà lunedì la bandiera cittadina a mezz’asta, in segno di lutto. Questi i fatti che accadderò quel tragico giorno di guerra.
Questi i fatti che accadderò quel tragico giorno di guerra. L’intervallo di tempo che corre fra il tramontare ed il sorgere del sole, a cavallo tra il 29 ed il 30 novembre 1942, è nella memoria dei nichelinesi come uno dei più drammatici momenti del periodo bellico. Come del resto in tutti i paesi vicini, anche a Nichelino venivano approntati numerosi rifugi, per lo più ricavati nelle cantine. Quando le sirene dell’allarme suonavano, la gente, in preda all’affanno ed al panico, cercava di ritirarsi di corsa nel più vicino rifugio, non sapendo cosa il destino gli riservasse. I nichelinesi toccarono il culmine della loro paura nelle prime ore della notte del 30 novembre (all’incirca tra le ore 3.30 e le 4.00) quando un bombardiere inglese del tipo “Lancaster”, proveniente dal Bomber Command della RAF in Inghilterra, forse distaccatosi dalla formazione di appartenenza, sorvolò il territorio di Nichelino con il suo carico di bombe. L’aereo probabilmente era stato colpito dalla contraerea tedesca appostata alla Cascina Drosso e quindi volava molto basso: immerso in una coltre di nebbia, perse ulteriormente quota, forse alla ricerca di un atterraggio di emergenza, e puntò verso Nichelino. Ormai rasente ai tetti delle case, con un’ala il bombardiere sbrecciò la casa Calvetto ed abbattè un balcone di un’altra casa, decapitando il nichelinese Maggiorino Gandolfo uscito sul terrazzo per rendersi conto di cos’era quell’assordante rombo. L’aereo finì con lo schiantarsi, con enorme fragore e divampare di fiamme, contro il rifugio situato nei sotterranei della casa all’angolo di via Fabio Filzi con via San Francesco d’Assisi.
Fu immediato l’accorrere di gente, anche dalla campagna dove solitamente trovavano protezione i nichelinesi; si cercò di portare aiuto ai sopravvissuti, purtroppo pochi. La zona fu presto sgomberata per timori di crolli e dell’eventuale scoppio di altre bombe rimaste inesplose. Nonostante l’intervento dei vigili del fuoco, il numero delle vittime fu elevato: in totale 20 persone.Tra le vittime anche due bambini in età scolare ed alcuni adolescenti. Oltre ai 20 civili, vennero estratti dalle macerie, anche le salme di due aviatori. La relazione dei pompieri testualmente riporta “la mia squadra procedette al lavoro di sgombro delle macerie per cui fu possibile recuperare due salme di aviatori”. Mentre i feriti venivano curati all’ospedale di Moncalieri, Nichelino solennizzava il funerale dei suoi morti con una grande cerimonia celebrata il 3 dicembre dall’arcivescovo di Torino cardinal Maurilio Fossati. Dalle testimonianze, emerge che 2 o 3 aviatori riuscirono a scampare alla morte. Riportiamo la testimonianza di Don Paolo Gariglio, tratta dall’opuscolo “Nichelino, come eravamo – La Guerra e la Resistenza” :
“L’aereo caduto nella notte del 30 novembre del ’41. “Mi a eut oremi i j’era già lì” perchè c’è stato un bombardamento ricordo bene. Sai perchè lo ricordo bene? Perchè noi eravamo sempre in via Nizza 416. Quando è suonato l’allarme eravamo al fondo di via Torrazza all’aereoporto che avevamo l’altra casa, la cascinetta, e li scapè fin sota la montagnola che c’era un nuovo rifugio. C’era una montagnola al fondo di via Avigliana dove c’era l’aeroporto e il bombardamento ci ha beccato a metà strada e siamo riusciti ad entrare mentre stavano finendo il bombardamento, è stata una cosa spaventosa, e avevo capito che era stato intorno a noi, subito al mattino Nichelino tutta in aria perchè è cascato il quadrimotore che avevano buttato giù, e son arrivato alle 8 e mezza, c’era un nebbione e mi sono accorto con la bici, prima sono andato a casa per vedere se era tutto a posto in via Nizza 406 davanti al dazio poi “ciapa la bici e son andaitan gir, traversai ‘l pont del Sangon e.. c’è niente qua, c’è niente qua e poi tu ti fidi c’era già il filobus. C’erano quei pali che an drinta a l’avio na zeta, bota parei, storta” o capito e sono andato in mezzo alla brina, c’era un’ombra di soldato e “bon” sono andato avanti e ho trovato dei rottami c’erano tre… (aviatori) dicono siano tre, per me son due, io ne ho conosciuto due, perchè sono stati da Don Serra, sono andati giù accanto alla batteria antiaerea, perchè “son coj che son sauta fora”.
Qui sotto l’elenco delle vittime, ricordate sulla lapide commemorativa posta sul luogo dell’accaduto, in via S. Francesco d’Assisi, angolo via F. Filzi:
Apoca Guglielmo di anni 67
Mattis Maria in Apoca di anni 49
Beltramino Caterina in Botta di anni 47
Botta Maria di anni 18
Botta Elvira di anni 14
Botta Giuseppe di anni 11
Monticone Francesco di anni 35
Fiandra Michele di anni 76
Tibaldi Maria in Fiandra di anni 68
Tibaldi Antonia in Fiandra di anni 42
Gallo Domenico di anni 30
Genesio Caterina in Gallo di anni 42
Gallo Giovanni di anni 15
Taschero Giuseppe di anni 48
Genesio Maria in Taschero di anni 44
Taschero Carla di anni 14
Taschero Francesco di anni 10
Turina Vito di anni 63
Serniotti Maria in Turina di anni 72
Gandolfo Maggiorino età ignota.
Ultima modifica: 3 Giugno 2021 alle 14:54
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